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Le TLC sono oramai tutte in mano straniera?

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Ciao a tutti,

In questo periodo dove abbiamo capito l'importanza di mantenere sul suolo del proprio paese molte realtà produttive (ma tanto non cambierà nulla!) Ho riflettuto anche sul fatto che le telecomunicazioni oramai sono tutte in mano straniera.

TIM è gran parte francese.
Vodafone è inglese
Wind - TRE è cinese
Iliad francese

In tutto questo poi ci sono un sacco di virtuali, ma del resto loro non hanno vere infrastrutture...

Ed sa fine è proprio così... Non abbiamo più nessun fornitore italiano :(

Voi cosa ne pensate a riguardo?
 
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Antigen ha detto:
TIM è gran parte francese.

Vivendi ha il 23% di Tim. Dire che é in gran parte Francese é errato.


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Vivendi è l'azionista di maggioranza relativa.

Alla fine tim ha solo il 9% in mano a cassa depositi e prestiti, il 90% è straniero.

Certo, meglio degli altri 3 che hanno lo zero per cento italiano.
 
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C'è sempre PosteMobile che un gestore virtuale full appartenente alla società PostePay spa.
 
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Insomma... C è solo Tiscali e PosteMobile, ma nessuno dei due ha in realtà antenne.

Ahimé oramai è tutto straniero e secondo me un settore strategico come le telco non dovevano finire in mano straniera
 
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Antigen ha detto:
Insomma... C è solo Tiscali e PosteMobile, ma nessuno dei due ha in realtà antenne.

Ahimé oramai è tutto straniero e secondo me un settore strategico come le telco non dovevano finire in mano straniera
Esatto, potenzialmente chi controlla le telecomunicazioni può controllare (o incidere) il paese
 
Windisti
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Beh, oddio, consideriamo sempre che i gruppi o le multinazionali alla base sono soggetti privati la cui operatività si basa sulle leggi di mercato. Noi diamo loro una "nazionalità" in base alla sede del gruppo ma non vi sono collegamenti che facciano pensare ad una possibile incursione di stati esteri nei servizi offerti sul nostro territorio.

Capisco dubbi del genere in riferimento ad hardware cinese, per la natura stessa del loro regime, che porta ad avere una partecipazione quasi totalitaria nelle varie ZTE, Huawei etc. Ma Vivendi, Vodafone, iliad, Comcast, Swisscom, Hutchison e compagnia sono sul mercato per fare soldi e non per agire sotto comando di qualche forza politica. Potrebbero benissimo avere tutte sede in Groenlandia che certo non si comporterebbero diversamente da come stanno facendo ora.

Caso diverso, se vogliamo proprio preoccuparci per qualcosa, è appunto ZTE. Lei stessa si descrive come "posseduta dallo Stato ma governata da privati". Con quel poco che arriva dai media orientali, ci vuole poco a sospettare che tali privati non siano effettivamente indipendenti.

Ritengo - e spero - che non ci siano rischi di tal genere, considerando anche che ormai il controspionaggio è a livelli talmente elevati che, immagino, verrebbe a galla qualsiasi scopo secondario delle partecipazioni straniere...
 
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Beh in realtà c'è Eolo, in un certo senso. Comunque sì non siamo più ai tempi di Andala UMTS (nel breve tempo che ha avuto questo nome) e Omnitel

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Windisti
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Non solo le TLC sono in mano straniera, anche altri settori strategici purtroppo...
 
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La nazionalita' del socio o dei soci di riferimento e' solo l'ultimo anello della catena e non e' quello piu' decisivo per stabilire se quella societa' considerata ha una forte e vera presenza in Italia.
Noi utenti paghiamo e diamo i nostri soldi all'operatore che sia TIM, Vodafone, W3, Iliad, Fastweb, questo operatore dove li mette?
Nel funzionamento della rete, innanzitutto: e un operatore infrastrutturato di TLC la rete l'ha in Italia e quindi paga somministrazioni di luce, acqua e gas, affitti o tasse di proprieta' in Italia, relativi a rete, uffici e datacenter che erogano il servizio dall'Italia. Alcuni servizi possono essere erogati dall'estero, ad esempio i datacenter, i magazzini ecc.
Poi c'e' il personale: dove stanno i lavoratori? Gli si applica il contratto di lavoro italiano o straniero? I call center stanno tante volte all'estero, in paesi dal costo del lavoro basso o piu' basso rispetto all'Italia, a volte la societa' in Italia e' una succursale della casa madre straniera e quindi un certo numero di funzioni aziendali e' all'estero anche se l'operatore opera in Italia, ma generalmente la maggior parte del personale dipendente dell'operatore, o una parte importante, a seconda dell'operatore, sta in Italia, diciamo la fascia centrale dei dipendenti almeno, impiegati e tecnici, bisognerebbe considerare anche i dirigenti, cioe' i posti di lavoro piu' qualificati e remunerati e chiedersi,quanti sono in Italia e dove stanno, e' gente italiana o viene dall'estero e da dove, dal paese dell'azionista straniero o sono comunque manager internazionali scelti per le capacita' dimostrate o sperate e non per la nazionalita', che viene a stare in Italia o che se ne sta all'estero?
Accanto al personale, bisogna guardare gli organi di amministrazione e governance, chi sono gli amministratori che siedono in Consiglio di Amministrazione, il CEO, il Direttore Generale, il top managment insomma (tutti i vari capi sopra i dirigenti) e da qui farsi un'idea se quella societa' ha il "cervello" radicato in Italia o fuori.

Infine, dopo aver guardato alle persone di quella societa', bisogna passare a guardare gli acquisti in beni e servizi: dove vanno i soldi degli investimenti, cosa e dove compra quella societa', sul mercato italiano o su quello estero? E' piu' italiana una societa' straniera che ha tutti i fornitori in Italia, o una societa' italiana che ha tutti i fornitori all'estero?

Prendiamo Fastweb, che pubblica questi dati: nel loro bilancio di sostenibilita', affermano che il 97% dei loro acquisti e investimenti avviene in Italia e costituisce un motore per l'economia del nostro Paese: secondo loro generano 31.436 posti di lavoro in Italia, 3 miliardi di euro di contributo al PIL nazionale italiano e 507 milioni di euro di contribuzione fiscale in Italia. Poi hanno il socio svizzero, a cui andra' l'utile nel momento in cui non venisse reinvestito, ma la maggior parte del fatturato resta in Italia, viene speso in Italia, tra stipendi, acquisti di beni e servizi e investimenti.

Solo l'ultimo anello della catena e' il passaggio di quello che rimane (dopo aver pagato dipendenti, fornitori, aver investito e pagato le tasse) dalla societa' ai suoi soci e se questi sono stranieri, c'e' l'uscita dell'utile netto dall'Italia verso il paese del socio (attraverso tutta quella catena di controllo che di solito vede la societa' italiana operativa che ha come socio un'altra societa' italiana in cui socio e' una societa' straniera di solito olandese, la quale poi dietro ha il socio straniero vero e proprio).

Tutto questo discorso per dire che prima di arrivare al socio straniero vero e proprio, c'e' tutta una catena di spese e investimenti che nel settore delle TLC e' molto importante (essendo i margini risicati e gli investimenti colossali) e fortunatamente questa catena di spesa avviene ancora in Italia con fornitori italiani.
Chi sia il socio e' relativamente poco importante per giudicare l'italianita' della societa', meglio guardare a come la stessa e' articolata in Italia, quanti posti di lavoro ha in Italia e se i fornitori sono italiani o esteri.

Ciao
Claudio
 
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Ottimo discorso ed ottimo ragionamento.

In effetti guardando questi discorsi possiamo capire che per esempio Iliad è la meno "italiana" mentre gli altri sono tutti molto più italiani, vedi l'esempio di Fastweb
 
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Antigen ha detto:
Ottimo discorso ed ottimo ragionamento.

In effetti guardando questi discorsi possiamo capire che per esempio Iliad è la meno "italiana" mentre gli altri sono tutti molto più italiani, vedi l'esempio di Fastweb
Beh iliad ha proprio tutta la gestione in Francia e prendono i comandi da li. Alla fine da noi iliad è più una filiale

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Diciam oche se andiam oa vedere bene, il padrone del vapore è sempre TIM... i cavi sono ancora suoi che ci piaccia o meno, finchè OpenFiber non cambierà le cose.

Almeno credo sia ancora così
 
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Il problema non e' la proprieta' ma il fatto che non essendoci stata un'attivita' regolatoria , al di la' delle generiche richieste di copertura minima altro non c'era , si e' lasciato alle singole aziende private il decidere dove e come investire trovandosi alla fine con aree con eccesso di offerta ed aree con offerta zero . Si doveva intervenire a monte al momento della prima privatizzazione di Telecom Italia (meta' anni 90)  imponendo cmq obblighi di copertura e creazione della infrastruttura di rete in tutte le aree del Paese , poi non sono tantissimi anni che si e' cercato di correre ai ripari creando OpenFiber  ma e' sempre a discrezione delle aziende di TLC offrire il servizio nelle aree coperte da OpenFiber e cmq  manca l'equivalente nella infrastruttura di rete Mobile anche se nella gara del 5G sono state individuate delle Aree dove i gestori sono obbligati a coprire in maniera prioritaria una volta liberatesi le frequenze a 700 Mhz. ma per come la vedo io non basta l'infrastruttura di rete deve essere dello Stato che poi l'affitta ai gestori perche' se mettiamo conto ai capi di TIM girano i gabasisi e un giorno decidono che la compagnia chiuda qui salta l'infastruttura principale Italiana con le ovvie conseguenze .
 
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Tim e' nata statale (era la stipel, poi sip, poi telecom italia/stet, poi solo tim) , e' stata privatizzata inizialmente a favore di soci italiani e quotata in borsa, poi il controllo e' passato prima alla cordata ex Omnitel e poi via via verso l'attuale assetto proprietario: da 100% proprieta' statale italiana a controllo di soci stranieri pur quotata in borsa.
Vodafone e' entrata in Italia con l'acquisto della omnitel che a sua volta e' stata fondata con capitali italiani (dell'olivetti principalmente, anno 1995), poi e' passata a mannesmann e poi al gruppo vodafone: anche qui, prima tutti soci italiani, poi multinazionale straniera, in cui l'Italia e' uno degli n paesi dove il gruppo opera a livello mondiale.

Entrambe le societa' hanno una presenza fisica in Italia molto forte, nata nel passato e conservatasi a tutt'oggi.

Wind era a socio maggioranza Enel, poi e' entrato l'egiziano che poi ha venduto ai russi che poi son stati acquisiti dal cinese di Hong Kong (con mentalita' molto occidentale e poco o zero cinese, tra cinesi e hongkonghini corre pessimo sangue, come cani e gatt,i per dire, essendo stato Hong Kong un protettorato inglese fino al 1997). Anche qui nascita italiana e poi azioni circolate in mano straniera, ma forte radicamento fisico in Italia.

Iliad e' invece comunitaria, con un socio forte francese e persona fisica di riferimento: quindi con una forte impronta proprietaria stabile fin da subito che ha la sua visione precisa del mercato dove opera: sta creando una struttura italiana che prima non c'era, con logiche veramente low cost.

Quindi dei quattro big infrastrutturati abbiamo 4 diversissime strutture societarie:
- una ex impresa statale quotata in borsa con soci francesi (vivendi) che si scornano con fondi americani (elliot);
- una multinazionale vera e propria, di stampo anglosassone con base a Londra (per adesso);
- un capitalista puro di Hong Kong che ha rilevato il business inizialmente avviato da Enel;
- un tycoon francese con la sua visione ben precisa del mercato che ha fondato da zero il business del 5^  operatore nato in occasione della fusione del 3^ e 4^ operatore.

Iliad piu' che straniera e' comunitaria, con un socio di riferimento unico e persona fisica francese, un cugino stretto dell'Italia quindi !
Ciao
Claudio
 
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[font=Tahoma, Verdana, Arial, sans-serif]A[/font][font=Tahoma, Verdana, Arial, sans-serif]l di la' delle vicende societarie , ripeto il problema non sono i soci ma il fatto che si e' lasciato fare al mercato quindi come scritto ci troviamo con una infrastruttura che non e' uniforme e a picchi di offerta corrisponde[/font][font=Tahoma, Verdana, Arial, sans-serif] il[/font][font=Tahoma, Verdana, Arial, sans-serif] nulla in tante parti del paese dove tardivamente sta intervenendo lo S[/font][font=Tahoma, Verdana, Arial, sans-serif]tato tramite OpenFiber , ma lo stesso problema lo hanno avuto gli al[/font][font=Tahoma, Verdana, Arial, sans-serif]tri paesi Europei che pero' sono corsi prima ai ripari o mantenendo quote statali significative nell'operatore Ex. Monopolista tipo in Francia dove lo Stato detiene in Orange Telecom (ex. Telecom France)  il 23% delle quote e ne risulta il socio con piu' quote quindi ha potuto "pilotare" l'infrastruttura base del paese non lasciando fuori nessuna regione oppure di  [size=small]Deutsche Telekom  in cui lo Stato Tedesco mantiene direttamente o indirettamente un 30% del capitale[/font][/size][font=Tahoma, Verdana, Arial, sans-serif] risultando il I azionista della Societa' o Telefonica  dove lo stato la controlla  , qui da noi lo Stato ha delegato completamente al mercato con il risultato che da una parte abbiamo le tariffe piu' basse ma dall'altra l'infrastruttura in tante,  direi troppe , zone non e' all'altezza di quello richiesto e necessario per la crescita del paese .  [/font]
 
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Se non sbaglio Linkem è un gestore Italiano, ed ha una sua infrastruttura di ponti radio che lavorano su banda 3500 mhz LTE FWA.
 
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